153 BUONI MOTIVI PER ESSERE OTTIMISTI [1]

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[ Sun. Apr. 4. 2010 ]

Si immagini di poter porre la domanda che arrovella i momenti pensosi a una cerchia di sapienti lì apposta per darvi risposta. Non è detto che se ne venga a capo, ma un avanzamento di prospettiva è assicurato.

L’ha pensata bene John Brockman, di professione impresario culturale. Lui, agente letterario specializzatosi nel fiutare i talenti scientifici, ha creato Edge, una sorta di fondazione virtuale, con sede in Internet (www.edge.org [4]), dove menti eccelse sollecitate da domande comuni promuovono la discussione su temi culturali importanti e le loro implicazioni a largo raggio. “Orlo”, “bordo”, significa letteralmente: «Gli scienziati del gruppo Edge – spiega Piero Bianucci sulla Stampa, descrivendo il progetto – stanno sul bordo, sulla frontiera tra ciò che si sa e ciò che si vorrebbe sapere, tra presente e futuro, forse tra genio e follia».

Brockman lancia un quesito e premi nobel, aspiranti premi nobel o comunque scienziati insigni e plurititolati danno la loro chiave di interpretazione sul tema. E siccome perlopiù, essendo menti piuttosto nteressanti, vengono fuori risposte che lo sono altrettanto, il bravo agente non se le fa sfuggire. Convinto soprattutto del fatto che se gli scienziati trovano il modo adatto di comunicare a un pubblico meno specialistico e dunque ovviamente più vasto possono portare un po’ di luce all’esistenza di molti. Per questo Brockman preferisce questo mezzo di diffusione delle loro idee rispetto alla classica pubblicazione di articoli su riviste specializzate a scarsissima diffusione, aiutando gli artefici della terza cultura (su cui l’agente letterario ha scritto anche un libro: La terza cultura, Garzanti 1995) a comunicare con il vasto pubblico.

Così, per esempio, è nato il suo ultimo e recentissimo 153 ragioni per essere ottimisti (il Saggiatore 2010); Brockman ha solleticato gli scienziati del suo Edge chiedendo loro: «Su che cosa sei ottimista e perché?», naturalmente privilegiando la prospettiva di scienza e ricerca scientifica.

Raccogliendo tutte le risposte, ecco riempite le pagine del libro: e al lettore restano le 153 risposte di altrettanti grandi scienziati che spiegano perché, tutto sommato e nonostante le brutte notizie che ci assalgono ogni giorno, valga scientificamente la pena essere ottimisti. Per esempio nel caso dell’effetto serra perché nella tanta angoscia, condivisa e alimentata da moltissimi scienziati, sul problema c’è già, implicita, una presa di coscienza dello stesso. A far sperare bene è poi l’energia solare che, come spiega il già caporedattore di New ScientistAlun Anderson: «Il Sole fornisce 7mila volte più energia di quanta ne stiamo utilizzando». Vale a dire che la soluzione c’è, bisogna solo lavorare sodo per trovarla.

C’è anche chi punta sui progressi scientifici che costantemente allungano e migliorano la vita,chi sull’intelligenza artificiale, chi addirittura crede che sarà un’imminente colonia su Marte la svolta. Né si permetta alle guerre che incalzano, all’economia che langue, agli episodi di violenza che dilagano, al riscaldamento globale che incombe di uccidere l’ottimismo per il futuro. Sono fiduciosi nel domani i biologi che credono in un prossimo grande passo dei loro studio, l’analisi dell’influsso dell’ambiente sull’attivazione dei geni.

E non si lasciano sopraffarre dalla negatività neppure gli psicologi: sono convinti che i lati oscuri della mente umana, quelli che hanno generato i più grandi traumi per l’umanità, sono partoriti da un’innata capacità del cervello di mettere a fuoco l’altro da sé e prenderne le distanze, anche con aggressività e meccanismi distruttivi, che potranno essere disinnescati dai prossimi studi.  Insomma, non un vago senso di fiducia nel futuro, ma, tra fisici, biologi e psicologi, un titolato pool di tecnici che invitano scientificamente all'ottimismo, come a ricordare che non ci sono scuse: il futuro è nelle nostre mani e abbiamo le carte in regola per farlo volgere al meglio. Bando ai catastrofismi e agli alibi.

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